Carlo Donat-Cattin, il ministro “dei lavoratori”
La figura di Carlo Donat-Cattin – in ambito piemontese, ma anche nazionale ed europeo – rappresenta in modo compiuto la storia dei diritti dei lavoratori, negli anni cruciali della seconda metà del XX secolo.
Donat-Cattin è ricordato a buon diritto come il “ministro dei lavoratori” e non “del lavoro”, come lui stesso amava definirsi, per la sua lunga battaglia per i diritti dei lavoratori, a partire dal suo ingresso nelle Acli e nella Cgil/Corrente sindacale cristiana nel 1945.
Segretario provinciale dell’Unione torinese della Lcgil (1948); segretario provinciale della Cisl (1950-1956); componente della XIII Commissione Lavoro e previdenza sociale della Camera dei deputati (1958-1963), Donat-Cattin pone il suo tassello nella storia nazionale durante il suo ministero del Lavoro e della previdenza sociale (1969-1972), con l’emanazione dello Statuto dei lavoratori il 20 maggio 1970, legge che, “disegnata” dal suo predecessore, rappresenta il punto di svolta per un mondo del lavoro uscito dall’autunno caldo del 1969 e in cerca di un’identità dal dopoguerra.
Donat-Cattin sarà, in seguito, componente della XI Commissione permanente Lavoro e previdenza sociale del Senato (1987-1991); e, infine, ministro del Lavoro e della previdenza sociale negli anni 1989-1991, ministero con cui conclude la sua vita pubblica e terrena nuovamente con un significativo contributo ai diritti dei lavoratori, quando nel Semestre di presidenza europea del 1990 coordina l’impegno dei paesi della futura Unione Europea per una legislazione a tutela degli interessi dei lavoratori, per allargare agli altri paesi della Comunità i sistemi di previdenza e la normativa a favore dei lavoratori.