Lavoro e sindacato sono al centro dell’attenzione di Carlo Donat-Cattin, ragazzo nell’Azione Cattolica durante il regime fascista. I pensatori cattolici francesi dell’epoca, da Péguy a Maritain e la scuola nata intorno all’Università cattolica di Milano rappresentano in quell’epoca i suoi riferimenti culturali.
Nel 1945, appena uscito dall’esperienza partigiana nel Canavese, Carlo Donat-Cattin ritorna a Torino dividendosi tra la professione di giornalista al “Popolo Nuovo” e l’attività sindacale nella corrente cristiana della CGIL. All’inizio svolge un ruolo di addetto stampa per diventare poi, sotto l’ala di Giuseppe Rapelli, uno dei giovani protagonisti del sindacato piemontese di matrice cristiana.
Il momento di rottura del sindacato unitario avviene quando la CGIL nel 1948 proclama lo sciopero generale per l’attentato a Palmiro Togliatti. A Torino le manifestazioni di protesta sfociano nell’occupazione degli stabilimenti Fiat, un episodio condannato da Carlo Donat-Cattin con un editoriale sul “Popolo Nuovo”: “Un’insanabile frattura è provocata dall’azione svolta sotto il comando comunista dietro la facciata dello sciopero.
Noi abbiamo assistito alla fase iniziale di una mobilitazione, compiuta all’ombra delle bandiere, di una premeditata insurrezione rivoluzionaria. L’organizzazione sindacale si è prestata al gioco e non si è limitata a subirlo passivamente”.
Con la nascita della LCGIL, prima emanazione della corrente sindacale cristiana, Carlo Donat-Cattin assume ruoli sempre più rilevanti, diventando segretario provinciale dell’Unione torinese.
In questa fase, seguendo l’insegnamento di Rapelli, suo maestro di sindacato, dal quale poi si sarebbe allontanato negli anni cinquanta, Donat-Cattin si dichiara, in un primo tempo, contrario alla scissione sindacale perseguita da Giulio Pastore che poi si rivela la scelta vincente.
Fondata la CISL nel 1950, Donat-Cattin ne diviene segretario provinciale torinese fino all’inizio del 1956 quando assume la guida della Dc torinese.