di Giorgio Aimetti – 5 giugno 2018
È scomparso domenica 3 giugno, all’età di 95 anni, Mario Toros, uno dei più autorevoli esponenti democristiani legati alla vicenda storica di Forze Nuove.
Lo conobbi a Saint Vincent negli anni settanta, all’epoca di quei convegni che servivano da incipit della stagione politica di autunno. L’ultima volta che lo vidi, fu a Roma, nel 2003, quando lo intervistai per un libro che ho sempre intenzione di scrivere. Parlammo fitti per due ore e invece della sua storia, pur ricca di episodi ricchi di interesse, ci trovammo a raccontare di Donat-Cattin.
Di Carlo Donat-Cattin egli fu amico fin dai primi anni del dopoguerra, in politica e nel sindacato: come lui veniva dalla scuola di Rapelli. E, mi raccontò, i lunghi colloqui che aveva avuto con questi anche dopo la rottura che era intercorsa tra il futuro leader di Forze Nuove e il leader sindacale dei tempi della corrente sociale cristiana della Cgil unitaria. Ricordò i tentativi di appianare quello che sarebbe stato impossibile ricomporre, dato il temperamento dei due personaggi.
Mario Toros, sindacalista nella Cisl, divenne deputato nel 1958, poi passò al Senato, fu sottosegretario al lavoro nella stagione dei contratti del 1969, e andò a guidare il ministero del Lavoro quando Carlo Donat-Cattin divenne ministro dell’Industria.
Toros ricordava la lunga mediazione per la trattativa dei chimici alla Pirelli di Bicocca; con gli operai in sciopero che bloccavano le linee di produzione perché arrivavano pneumatici dagli stabilimenti greci (“dei colonnelli”). Le commesse perse alla Fiat (che trovò rapidamente modo di sostituire i rifornimenti rivolgendosi alla Michelin). Il dibattito in fabbrica sugli elementi che avrebbero fatto da base alla legge che passerà alla storia come Statuto dei lavoratori. Poi da ministro, collaborò con Donat-Cattin nella trattativa contrattuale del 1976.
Quelli per Toros furono giorni terribili, con il suo Friuli sconvolto dal sisma. Sarebbero venuti i giorni della ricostruzione, e allora il “Modello Friuli” avrebbe fatto scuola: la regione più povera del nord avrebbe trovato in quegli anni il modo di costruire una ricchezza economica che sarebbe stata difficile immaginare. Terra di emigranti (i Fogolârs furlans, sono diffusi in tutto il mondo), quella porzione d’Italia sarebbe diventata esempio di rinascita.
La vicenda politica di Toros non si sarebbe esaurita lì: restò insieme con Donat-Cattin negli anni in cui Forze Nuove divenne minoranza, anzi unica minoranza, nel partito. Fu rieletto al Senato nel 1983. Si ritirò dalla competizione parlamentare nel 1987.
Aveva 65 anni, un’età alla quale, nella seconda repubblica si sarebbe appena cominciato a muovere i primi passi nella politica. Sarebbe diventato presidente dell’Ente friulani nel mondo, incarico che manterrà fino al 2003 per poi diventarne presidente onorario.
La Fondazione Carlo Donat-Cattin ricorda con lui un amico di grandi momenti politici e invia alla famiglia le più sentite condoglianze.