Ci ha lasciati un grande amico, un collaboratore prezioso, un uomo dal cuore grande e di rara gentilezza. La Fondazione Carlo Donat-Cattin perde un pezzo di storia importante ma guarda al futuro perché, grazie a persone come Enrico, ci sentiamo ancora più motivati ad andare avanti e soprattutto essere fieri di trasmettere i valori su cui abbiamo costruito la nostra ragione d’essere. Pubblichiamo il ricordo dei figli e li ringraziamo per il prezioso contributo.
NOSTRO PADRE, ENRICO CHERUBINI
Un breve ricordo
Non è facile descrivere in poche parole una figura complessa come quella di nostro padre, Enrico Cherubini. Era nato in un casale nelle campagne di Spoleto. Proveniva da una famiglia molto umile di mezzadri, una grande famiglia patriarcale il cui padre, nonno Luigi, aveva dodici fratelli che portavano avanti il podere. Da qui senza dubbio gli derivò quel profondo attaccamento alla famiglia e ai suoi valori che doveva accompagnarlo per tutta la vita.
Si era formato nel clima delle accese lotte contadine nell’Umbria del dopoguerra in cui i proprietari terrieri, gli agrari, facevano il bello e il cattivo tempo (ben descritte da Luciano Radi nel suo libro I mezzadri: le lotte contadine dell’Italia centrale dall’Unità al 1960 o da Corrado Barberis, che descrive molto bene l’Italia rurale di un’epoca lontana, ormai scomparsa). In quell’Umbria del dopoguerra che, come altre terre ex mezzadrili della Toscana e della Romagna, si apprestava a voltare pagina, passando con molta disinvoltura dal fascismo al comunismo, nostro padre trovò una sua precisa collocazione, una terza via, nel sindacalismo bianco o cattolico e si formò al Centro Studi Cisl di Firenze con Mario Romani, diventando ben presto un giovane dirigente sindacale della CISL, prima a Pesaro, poi a Foligno, quindi a Terni e successivamente all’Aquila. Era la Cisl della seconda ora, non tanto quella dei padri fondatori, di Pastore e di Macario, ma la CISL di Storti, Carniti e Marini ed erano i non facili anni Settanta, quelli del terrorismo e della contestazione. Diventato segretario dell’Unione dell’Aquila, gli fecero ben presto la guerra alcuni notabili aquilani che non volevano mettere in discussione i propri privilegi.
Trasferitosi a Roma, ha successivamente lavorato nell’ufficio stampa della CISL (collaborando tra gli altri con Agnese Moro, figlia del compianto statista) e trovando la sua naturale collocazione nella sinistra sociale della DC, nella corrente di “Forze Nuove”, collaborando e diventando amico di Carlo Donat-Cattin, a cui lo accumunavano la comune provenienza sindacale e gli stessi valori e a cui rimase fedele amico anche dopo le drammatiche vicende che coinvolsero il parlamentare piemontese.
Nello stesso tempo era diventato amico del biblista Leon Dufour e organizzava convegni e seminari di carattere più propriamente religioso. Quindi una figura la sua profondamente impegnata nel sociale, che nella sua vita ha spaziato dall’azione sindacale a quella politica e religiosa, sempre mantenendo una profonda coerenza e sempre cercando di dare una mano ai deboli, una figura peraltro dal carattere forte e generoso, direi quasi indomabile ma anche molto allegro, a cui piaceva lo scherzo.
I suoi figli Veronica, Luigi e Chiara