Aldo Moro a Carlo Donat-Cattin
19 settembre 1977

Carissimo,
ti ringrazio della tua gentile lettera e dell’affettuosa insistenza, della quale comprendo ed apprezzo il significato amichevole. Ora desidero dirti, fraternamente, quali sono le mie difficoltà che sono numerose e di vario livello. C’è una ragione molto banale che spero tu vorrai però considerare non irrilevante. Per il periodo delle vacanze mia moglie ed io abbiamo in affidamento il nipotino. Ho fatto in modo perciò di non lasciare sola mia moglie in settembre, almeno durante la notte.
Ho ridotto drasticamente i viaggi, riducendoli comunque ad una giornata ciascuno. Ho detto di no, in particolare, a tutti gli inviti per feste dell’amicizia, salvo quella di Palmanova, dove dovrei parlare nella prima giornata. Una partecipazione ad un Convegno del livello di quello da te predisposto non ha senso, se non quando duri per tutta la durata dell’incontro. Quello che si dovrebbe dire, emergerebbe così dal dibattito, senza alcun artificio.
Vorrei poi aggiungere, in tutta franchezza, che la mia presenza ad una assise di corrente, per quanto molto aperta, può dar luogo a malumore, tenuto conto che da anni, ed in più da quando sono Presidente del Consiglio Nazionale, non ho partecipato a raduni del genere, a partire dal mio gruppetto di provenienza, oggi del resto dissolto in una compagine maggioritaria, nella quale non mancano talune difficoltà. C’è anche chi mi considera ispiratore di qualche tuo accento critico, il che tu, prima di qualsiasi altro, sei in grado di smentire.
Eppoi, che cosa potrei dire? Qual è il mio compito? Non certo d’indicare la linea politica del partito, che spetta al Segretario tracciare alla luce delle consultazioni, di vertice e di base, che è naturale egli abbia. Io mi sono attenuto scrupolosamente fin qui al mio mandato, parlando e scrivendo entro le pieghe della piattaforma politica del Partito. Ora noto che è un momento nel quale non tocca a me parlare. C’è anzi attesa nel Partito che dovrà trovare risposta nel Consiglio Nazionale, che non è in mio potere orientare. Tanto più che io noto e vivo, acutamente, tutti gli aspetti problematici della situazione, vagliando, in tutto il loro peso, i pro e i contro. La conversazione che, comunque, mi auguro di avere con te, sarà per me illuminante. Sento tutta la passione che porti nella azione politica. Le cose che tu dici hanno un grande peso, sia che si tratti dei contenuti, sia che si tratti della formula politica. Sui primi io non ho avuto la possibilità di compiere un vero approfondimento, essendo essi largamente rimasti nelle mani degli esperti, del resto molto qualificati. So però che ogni parola ed ogni vuoto, che sia rimasto, volutamente o no, potranno essere ritorti contro di noi.
Occorre, concordo, una costante e qualificata mobilitazione del Partito, tanto più che non possiamo attenderci molto aiuto da parte di altri.
Per quanto riguarda la formula, io mi assumo, naturalmente, la mia responsabilità, perché è stato il solo punto sul quale veramente ho avuto agio di impegnarmi in pieno. Ho ritenuto che questa fosse la conseguenza naturale del regime delle astensioni, il prolungamento di una tregua stipulata in considerazione delle condizioni logoratissime del Paese, un principio di razionalizzazione e di riappropriazione dell’iniziativa di governo da parte della Democrazia cristiana.
Certo c’è il problema della gestione, di una presenza leale, ma fortemente dialettica. Ed è responsabilità di tutti noi. Poi c’è il rischio dell’assuefazione e la prospettiva del domani. Qui il discorso è aperto in tutta la sua gravità, che tu metti acutamente in luce. Cerchiamo dunque di parlarne serenamente tra noi e, almeno in qualche misura, riservatamente. Non so dirti, se obiettivamente è il momento di dire una parola conclusiva. Io, per quanto mi riguarda, ho un pensiero ancora in formazione, ovviamente per quanto attiene non gl’indirizzi di fondo, ma la tattica politica, che è però pure, bisogna riconoscerlo, un po’ strategia. Ecco dunque tutte le mie ragioni che ti prego di volere serenamente valutare.
Ed intanto, in attesa di incontrarti, abbiti i migliori saluti ed auguri.
Tuo
Aldo Moro

Carlo Donat-Cattin
ad Aldo Moro

Finalpia 29 agosto 1977

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