Parte I
di Mariapia Donat-Cattin
Napoli accoglie la VII Conferenza Nazionale del’AICI: “Italia è cultura. Le sfide degli anni ’20” (9-11 novembre) – in tutta la sua prorompente bellezza in un clima tiepido e luminoso. La conferenza – che ha ricevuto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica – è stata organizzata con la Direzione Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Mic in collaborazione con la Direzione generale delle biblioteche. È ospitata nella splendida e prestigiosa sede della Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”. Siamo tanti, contenti di incontrarci, di partecipare di persona a questo evento. Il programma è denso. Come sempre forse ci sono troppi interventi sia nelle sessioni plenarie sia nei workshop, ma i temi trattati e i relatori scelti meritano attenzione. Il riscontro nei media tradizionali e non, è molto alto.
Dopo i saluti di rito il Presidente, Valdo Spini, svolge la sua Relazione introduttiva di cui qui di seguito si riportano ampi stralci che danno conto dei risultati raggiunti dei compiti nuovi che abbiamo davanti e delle grandi sfide del futuro.
Intervento del Presidente dell’Associazione delle istituzioni di cultura italiane (AICI)
«Siamo ormai 150 soci distribuiti su tutto il territorio nazionale. Ci siamo dati una regola che le nostre conferenze nazionali si svolgano alternativamente in città del nord, del sud e del centro. Così è stato per la prima a Torino nel 2014, la seconda a Conversano nel 2015, la terza a Lucca nel 2016, e poi di nuovo al Nord, a Trieste nel 2017, a Ravello nel 2018, a Firenze nel 2019. Nonostante il lockdown siamo riusciti a organizzare due convegni sia pure in forma ridotta, e parzialmente in remoto, nel 2020 a Milano e nel 2021 a Parma, capitale della cultura italiana per quell’anno. Logico quindi che ritornando ora ad una conferenza nazionale in piena regola si ricominci dal Sud, ed in particolare da una città come Napoli per il ruolo che svolge e che ha svolto nella cultura e nella società italiana. Abbiamo chiesto a uno storico del prestigio di Lucio Villari di svolgere un intervento sul tema “Cultura nazionale e Mezzogiorno d’Italia”. Vogliamo dare in tal modo il nostro contributo nel sottolineare la centralità del Mezzogiorno all’interno del più generale problema dello sviluppo della nostra nazione […].
Abbiamo voluto chiamare le nostre conferenze nazionali “Italia è cultura”. Non, quindi, un’endiadi come avrebbe potuto essere Italia e Cultura, ma l’espressione di una vocazione. “Italia è Cultura” costituisce un’espressione densa di significato che sta ad indicare un tratto distintivo ed indelebile della nostra nazione, quella di essere stata tale nella lingua e nella cultura e ancor prima che ne fosse possibile realizzare l’unità politica e di possedere una particolare ricchezza non solo nei beni culturali materiali (monumenti, opere d’arte, paesaggio), ma anche in quelli immateriali, dalle tradizioni alla storia, fino al patrimonio intellettuale di competenze e di ricerche che siamo in grado di esprimere.
Arriviamo a questa conferenza con un bagaglio di realizzazioni e con una serie di impegni molto importanti. L’ampiezza della nostra base associativa ha dato all’AICI una larga e significativa rappresentatività e questo ci ha consentito di agire con autorevolezza.
Un risultato di grande rilievo raggiunto riguarda certamente le risorse disponibili. Nel 2014 ci eravamo trovati in una situazione che aveva visto, dopo la crisi finanziaria ed economica del 2007-2008, il dimezzamento dell’ammontare dei contributi totali del Ministero della Cultura […]. Ma la tendenza si è via via modificata e siamo arrivati con la legge di bilancio del 2022 non solo a riguadagnare tutto il terreno perduto, ma a fare molto di più. Il Ministero della Cultura ha potuto raddoppiare il contributo complessivo per le tabelle triennali e i contributi annuali […].
Abbiamo ottenuto questo risultato facendo conoscere le nostre attività attraverso le nostre conferenze nazionali per poter mostrare alle istituzioni e all’opinione pubblica italiana cosa le Fondazioni e gli Istituti stiano facendo, quale ricchezza rappresentino e quale contributo diano non solo alla cultura, ma anche alla società italiana e alla sua struttura democratica. In tal senso abbiamo anche sviluppato ricerche sul lavoro nelle Fondazioni e negli Istituti culturali che hanno censito circa 2000 fra collaboratrici e collaboratori attivi. Una ricerca che continuiamo a condurre e, proprio qui a Napoli, portiamo i risultati di un aggiornamento realizzato con il coordinamento attivo e sollecito della vicepresidente Siriana Suprani […].
Vi sono alcuni problemi che vogliamo sottoporre all’attenzione del Ministero della Cultura. Molti dei nostri soci si sono interrogati o si interrogano se sia necessario o comunque opportuno passare ad ETS, enti del terzo settore, che sono posti sotto la vigilanza del Ministero del Lavoro […].
Ci sono importanti iniziative che propongo all’attenzione dei nostri soci.
Mi riferisco all’attuazione della convenzione che abbiamo firmato il 28 luglio scorso con la presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Maria Chiara Carrozza per la nostra partecipazione al “Portale delle fonti per la storia della Repubblica” che la legge ha messo in capo al CNR. Il portale ha l’obiettivo di strutturare in una collocazione unitaria tutte le informatizzazioni degli archivi e delle documentazioni realizzate dalle istituzioni culturali dello Stato nonché dalle Fondazioni e Istituti come i nostri. Proprio la nostra larga presenza può concorrere al successo di un’operazione fondamentale per mettere in rete e condividere tutto quanto costituisce una fonte per la storia della nostra Repubblica […].
Sappiamo molto bene che il PNRR rappresenterà una grande occasione di innovazione e di trasformazione. Stiamo mettendo in opera varie iniziative per parteciparvi. Accogliamo intanto con piacere la notizia che è stato emanato il bando “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” della Missione I del Pnrr. Un bando tuttora aperto cui penso che chi può farlo si deve proporre di partecipare.
Nel frattempo, vogliamo costruire un’iniziativa proprio dell’AICI, con la partecipazione delle Fondazioni e degli Istituti che lo vorranno, per presentare una proposta collettiva sui fondi dedicati del PNRR. Ne discuteremo in questa conferenza nel gruppo di lavoro n. 2 su “PNRR e le digitalizzazioni” in modo da concretizzare qui un primo documento in proposito, secondo le linee esposte a suo tempo nell’esecutivo AICI da Federico Ruozzi.
Riproponiamo al nuovo ministro dell’Università e della Ricerca quel progetto di contratti di ricerca post-dottorato che avevamo invano proposto al precedente ministro […].
Quest’anno abbiamo scelto come sottotitolo alla nostra conferenza “Le sfide degli anni ’20” proprio per proiettare le nostre riflessioni nel futuro partendo da un’analisi critica del presente […].
Le sfide sono tante e complesse in un mondo percorso dalle disuguaglianze, che stenta a trovare la strada del conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu per il 2030; un mondo esposto alle conseguenze del deterioramento dell’ambiente, in un ‘Europa in cui è tornata una guerra di aggressione di tipo novecentesco quella della Russia contro l’Ucraina – ma in presenza di armi nucleari; in un mondo in cui le democrazie sono sfidate da regimi autocratici e in cui da tante parti sono conculcati i diritti civili’ […].
Di fronte alla complessità delle sfide del nostro tempo, c’è anche chi chiama in campo giustamente la cultura, denunciando la mancanza di un adeguato dibattito e magari di protagonisti in grado di animarlo […]. Allora, come interpretare le linee di fondo delle problematiche in cui oggi ci troviamo e come affrontarle sul piano dei valori e dei principi? È un dovere morale e civile che la cultura italiana deve sentire come proprio […]. La risposta è che in questi anni si è avuto un progressivo, pericoloso distacco tra politica e cultura. L’idea di un pragmatismo fine a sé stesso, di un tecnicismo non verificato in termini ideali e valoriali anche nei suoi aspetti geopolitici, si è rivelata di corto respiro e insoddisfacente, così come quello di pensare di rinchiudersi in confini meramente nazionalistici. Ma dall’altro lato anche la politica sprovvista di un orizzonte sufficientemente lungo da poter comprendere i grandi fenomeni di fondo che determinano quelli del giorno per giorno, ha dimostrato tutti i suoi limiti. Oggi la necessità di ricostruire uno stretto rapporto tra cultura e politica è evidente. In questa assise culturale dobbiamo dirlo e sottolinearlo con l’intento di riaprire un dibattito veramente fecondo […].
Dobbiamo accogliere queste sfide che ci chiedono di non limitarci a coltivare lo spirito del passato, ma di cercare le vie del futuro con le nostre armi, quelle del pensiero critico, dello studio, della riflessione. Per aiutarci vicendevolmente in questo compito trent’anni fa è stata costituita l’AICI e per questo siamo qui ad impegnarci nei lavori nella nostra VII conferenza nazionale». (Parte II ➡)