Statuto dei lavoratori: una svolta per i diritti
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 20 maggio 1970 diventa legge lo “Statuto dei Lavoratori”. Un provvedimento, come afferma il Ministro del Lavoro Carlo Donat-Cattin nella replica finale del Governo alla Camera dei Deputati, che intende operare “una svolta effettiva per l’affermazione dei diritti dei lavoratori”. Frutto di una stagione di lotte operaie e della volontà politica dei socialisti e della sinistra democristiana, lo Statuto costituisce una pietra miliare nel lungo percorso delle relazioni sindacali e del diritto del lavoro nell’Italia del dopoguerra. Un frutto di grande valore, colto nella fase ormai declinante del primo centro sinistra.
A cinquant’anni di distanza ripercorrere il dibattito del tempo non costituisce soltanto un esercizio di riflessione storica. Certo questa dimensione è importante, perché contribuisce a capire i caratteri dello sviluppo economico e sociale dell’Italia, che proprio nel 1970 imboccava l’ultimo tratto di un lungo periodo di crescita. Prevale tuttavia a nostro avviso la sfida che lo Statuto propone al dibattito sul rapporto tra il cambiamento della struttura economica e il diritto dei lavoratori ad essere protagonisti di questo cambiamento. Il posto di lavoro come luogo di diritti, di partecipazione, di protagonismo sociale. Certo nel quadro di mutamenti epocali della struttura del sistema produttivo, delle tecnologie, della competitività tra i paesi e tra le imprese. In un momento caratterizzato da un’emergenza sanitaria che avrà drammatiche conseguenze sul piano economico e sociale.
La Fondazione Donat-Cattin, per le ragioni appena riassunte, ha previsto numerose iniziative, che oggi devono essere necessariamente riprogrammate. Tra queste un convegno scientifico, che avrebbe dovuto tenersi nel mese di maggio, di cui vogliamo anticipare i tratti essenziali in una sezione della nostra attività on line.
Il piano del lavoro