Enzo Carra (fotografia di Massimiliano Scarabeo, Venafro, Italia, wikimedia)
La scomparsa di Enzo Carra, deceduto pochi giorni fa al termine di un ricovero al Policlinico Gemelli di Roma, colpisce in modo profondo coloro che lo hanno conosciuto e quanti hanno avuto modo di lavorare con lui. La nostra Fondazione si unisce al dolore dei familiari.
Carra aveva 79 anni, era stato un giornalista di vaglia diventando poi addetto stampa di Arnaldo Forlani. In quella veste fu protagonista di uno degli episodi più noti e sconcertanti della fine della prima Repubblica.
Accusato di aver taciuto alcune circostanze che avevano coinvolto l’ex presidente del Consiglio e Segretario Dc, nell’inverno del 1993 era stato portato in tribunale ammanettato per una ‘sceneggiata’ a beneficio dei media del tempo.
È stato giustamente rilevato da alcuni organi di informazione che un simile trattamento è stato risparmiato oggi persino a Matteo Messina Denaro, il capo dei capi della mafia. Ed è bene ricordare che Enzo Carra nel 2004 fu riabilitato.
Eletto più volte deputato nel corso della seconda repubblica, Carra ha dato alle stampe poco prima della scomparsa il volume L’ultima repubblica edito da Eurilink University Press. In questi giorni in libreria, lo scritto è introdotto significativamente da un dialogo a due tra l’autore e Gerardo Colombo, uno degli uomini di punta del pool milanese di “mani pulite”.
Enzo Carra aveva collaborato con “Terzafase” fin dall’esordio di quel mensile fondato nel 1983 da Carlo Donat-Cattin. Suoi erano stati articoli e interviste importanti che davano l’indirizzo politico e culturale alla rivista. È stato successivamente tra i soci fondatori del nostro Istituto.
Crediamo che il modo migliore di ricordarlo sia riproporre uno dei suoi scritti, dal primo numero di “Terzafase”, del gennaio 1983.